Nobahle Violet Mjezu

Nobahle Violet Mjezu

 

"Sono nata nel 1958 nella piccola città di Burgersdorp. Quando sono nata mia madre era sposata, ma i miei hanno divorziato quando avevo 10 anni. Mia madre tornò al villaggio della sua famiglia ed io iniziai la scuola a Jamestown (sempre nella provincia dell’Eastern Cape). Ci siamo rimasti per 3 anni e poi ci siamo trasferiti a Queenstown, nella township di Illinge, perché il governo ci aveva cacciato via da dove abitavamo. La vita era dura, perché non c’era sviluppo, non c’era lavoro, non c’era da mangiare. Ho dovuto abbandonare la scuola per aiutare mia madre quando ero in terza media. Eravamo 11 figli, molti erano morti presto ed eravamo rimaste solo tre ragazze. Io sono la primogenita. Venni a lavorare a Cape Town quando avevo 15 anni. Solo dopo tanto tempo ho trovato lavoro in un ristorante, dove ho incontrato un ragazzo e sono rimasta incinta. Ho avuto due bambini. Ma il mio ragazzo cominciò a comportarsi molto male: cominciarono i litigi e l’infelicità. Nel 1986, dopo 5 anni uno scontro tra ANC e un gruppo chiamato Ngxobongwane provocò un incendio e la mia baracca prese fuoco. Nel 1994 ho trovato una baracca che potevo permettermi a Du Noon, ma non ebbi fortuna: mentre facevo le faccende ci casa, sono scivolata e mi sono rotta una caviglia. Non posso camminare bene e quindi non posso lavorare! E poi il mio ex ragazzo è tornato e mi ha accoltellata a morte (si vedono ancora le cicatrici sul mio corpo e sulla mia faccia), ma sono sopravvissuta. Quando ero giovane sognavo di diventare un medico per aiutare i malati, ma la mia vita non mi ha permesso di realizzare questo sogno. Ora do la mia vita a Dio e spero che Lui aiuti me come io avrei voluto aiutare gli altri"

Date

08 Ottobre 2019

Tags

#donneafricane