Sophie Peters

Sophie Peters

 

"Sono nata a Johannesburg nel 1968. Sono cresciuta nelle strade pericolose di Kliptown dove, da ragazza, sono stata testimone dell’omicidio di mia madre. Adesso sono un’artista rispettata ed i miei lavori sono stati esposti nel mio paese, negli Stati Uniti e in Europa, ma sono arrivata a Cape Town in ciabatte, senza scarpe vere, una giacchetta verde con le tasche strappate e una piccola borsa. Adesso ho una piccola casa tutta mia. Venendo da una famiglia povera, quando ho lasciato la scuola non sapevo che fare. Non volevo cercarmi un lavoro, volevo frequentare una scuola d’arte; lo dicevo a tutti e alla fine mi hanno dato un indirizzo a Cape Town. A sedici anni sono partita carica di ricordi e con il bruciante desiderio di diventare un’artista. A Cape Town mi hanno dato carta e carboncino e m hanno detto di copiare una scultura che c’era in un ufficio. L’ho fatto e mi hanno dato una borsa di studio per un corso d’arte di due anni e poi per un corso di un anno per insegnanti d’arte. Ero arrivata da Johannesburg senza un centesimo: mangiavo e dormivo dove capitava. Ho iniziato quindi a insegnare con uno stipendio mensile e poi ho iniziato a lavorare; e lavorare voleva dire iniziare a vendere. Mettevo i soldi in banca così, quando le cose andavano male, non dovevo elemosinare o vendere i miei lavori per 100, 50 o 20 rand. L’arte è cara, non la si deve svendere… Disegnavo la mia vita, la mia sofferenza; ero arrivata a Cape Town distrutta, con sentimenti così diversi dentro di me, ero ferita. All'inizio la mia famiglia e la mia comunità non capivano, pensavano non avessi voglia di lavorare, poi, quando mi hanno vista sui giornali e alla televisione, hanno capito che io con questo lavoro ci campavo. Poche persone possono dire di vivere il loro sogno; io sì. Quando l’unica cosa che ti rimane al mondo è un sogno per il futuro, ti aggrappi a questo sogno con tutte le tue forze, ma sono certa che il meglio debba ancora arrivare"

Date

08 Ottobre 2019

Tags

#donneafricane