Nozuko Antonette Nxasana

Nozuko Antonette Nxasana

 

"Ho 43 anni e sono l’ultima nata di 7 figli. Frequentavo una scuola elementare così lontana che dovevo camminare due ore e attraversare due fiumi piccoli e uno grande per arrivarci. Vivevamo in una fattoria e noi bambini eravamo così pochi: solo i miei fratelli, sorelle e cugini e io volevo andarmene via dalla fattoria, in qualsiasi altro posto… A nove anni cominciai a disegnare qualcosa, così quando mia sorella maggiore dovette disegnare per compito lo scheletro umano, mi chiese di farlo per lei. Da allora fui conosciuta a scuola per la mia bravura e gli insegnanti mi chiesero alcune volte di aiutarli nelle rappresentazioni grafiche. In prima media la mia insegnante insistette perché io partecipassi ad una gara di disegno. Gli studenti dovevano disegnare un malato di tubercolosi. Disegnai una persona magra, un’infermiera, tutte le medicine e le siringhe. Vinsi il premio e una borsa di studio. L’anno dopo andai ad abitare in città, a Umtata, con mia zia. La città era la più grande che avessi mai visto. Sentivo di essere nata per essere un’artista e, alla fine, potei avere matite, blocchi e altre cose che tenevo sempre con me. Ho avuto i primi colori della mia vita a 14 anni, quando ho scoperto anche quella cosa meravigliosa che è l’album da disegno. Ero un poco isolata perché i miei parenti avevano deciso che io dovessi rimanere al dopo scuola al pomeriggio invece di giocare con gli altri bambini a yo-yo o alla corda, così finii per disegnare molto. Sono andata alla scuola superiore e ho abbandonato l’arte per molto tempo, distratta dalla nuova vita. Una volta diplomata, ho iniziato a lavorare per il Wild Coast Sun, un albergo di lusso. Lì ho incontrato un vecchio che lavorava l’argilla e gli ho chiesto di insegnarmi come si faceva. Abbiamo cercato quali tipi di argilla fossero più adatti ai miei dipinti e da lì ho ricominciato a dedicarmi all'arte con nuova ispirazione"

Date

08 Ottobre 2019

Tags

#donneafricane